“Figli di un Dio confuso”
Camminando nei centri storici e nei piccoli paesi del meridione incontri persone che rivelano una serafica forma di resistenza all’incertezza dei tempi. Chi lavora, chi in pensione, chi solo o chi in compagnia, tutti si adattano con grazia e dignità, creando un effetto agro-dolce che oscilla tra il grottesco e il poetico.
Le immagini rivelano volti segnati dal tempo e dalle sfide, ma anche sorrisi che raccontano storie di resilienza (parola tanto in voga) e orgoglio. Nelle stradine strette emerge una bellezza malinconica, una narrazione visiva che celebra la forza della comunità e la capacità di adattarsi alle contraddizioni della vita meridionale.